Le parole sono finestre (oppure muri)

Marshall B. Rosenberg

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01. Connettersi dal cuore superando la comunicazione che allontana

02. Vedere la realtà: separare l'osservazione dalla valutazione per ridurre i conflitti

03. Esprimere il proprio sé autentico identificando e verbalizzando chiaramente i sentimenti

04. Assumersi la responsabilità delle proprie emozioni collegandole ai bisogni fondamentali

05. Chiedere ciò che arricchisce la vita formulando richieste chiare, positive e realizzabili

06. Ascoltare con tutto il proprio essere: padroneggiare la ricezione empatica per guarire e connettersi

07. Trasformare il conflitto interiore: applicare l'autocompassione ed esprimere pienamente la rabbia

08. Applicare la CNV: usare la forza protettiva, favorire la liberazione ed esprimere gratitudine

01. Connettersi dal cuore superando la comunicazione che allontana

Citazione capitolo

"La nostra analisi degli altri è infatti l'espressione dei nostri bisogni e sentimenti."

Domande capitolo

I giudizi sono un'espressione 'tragica' perché, invece di comunicare direttamente i nostri bisogni (ad esempio, bisogno di considerazione), li mascheriamo dietro un'etichetta negativa. Questa modalità non solo fallisce nel soddisfare il nostro bisogno, ma provoca anche difensiva e resistenza nell'interlocutore. Di conseguenza, invece di generare empatia e connessione, si crea un muro che allontana e ostacola la collaborazione.

La CNV propone di spostare l'attenzione dall'esterno all'interno, assumendosi la responsabilità dei propri sentimenti. Invece di incolpare l'altro, si riconosce che le nostre emozioni nascono dai nostri bisogni, desideri e valori, che possono essere soddisfatti o insoddisfatti. Questo cambiamento permette di esprimere i propri sentimenti e bisogni in modo chiaro e sincero, aprendo la porta a un dialogo empatico anziché a un ciclo di accuse e difese.

Sintesi capitolo

Dentro di noi scorre un fiume di benevolenza, uno “slancio del cuore” che desidera donare e ricevere con gioia. Spesso, però, costruiamo delle dighe involontarie con il nostro modo di comunicare, bloccando questo flusso. Una di queste dighe è il giudizio: quando etichettiamo qualcuno come "pigro" o "disordinato", non stiamo facendo una semplice osservazione, ma stiamo esprimendo in modo tragico e maldestro i nostri bisogni insoddisfatti. Come sottolinea Rosenberg, "la nostra analisi degli altri è infatti l'espressione dei nostri bisogni e sentimenti". È come lanciare una pietra aspettandosi di ricevere in cambio un fiore. Allo stesso modo, i continui paragoni che ci avvelenano l'anima, o le frasi come "Devo farlo" che negano la nostra responsabilità, ci allontanano dalla connessione. Queste abitudini ci portano a cercare la comprensione nel posto sbagliato, come l'uomo brillo della metafora che cerca le chiavi solo sotto il lampione perché "lì è più illuminato". Stiamo guardando nel mondo dei torti e delle colpe, ignorando il luogo dove la connessione prospera davvero.

Rispondi alle seguenti domande:

Secondo il testo, quando esprimiamo un giudizio moralistico verso qualcuno (es. "Sei così egoista"), cosa stiamo comunicando in modo inefficace e "tragico"?

Un'analisi oggettiva del carattere e dei difetti della persona.


I nostri bisogni e sentimenti non soddisfatti.


Il nostro desiderio di punire l'altro per il suo comportamento.

Qual è il cambiamento linguistico "rivoluzionario" suggerito per superare la "negazione della responsabilità" e riconoscere che siamo noi a scegliere le nostre azioni?

Sostituire "devo fare" con "scelgo di fare... perché voglio...".


Attribuire la colpa delle nostreazioni a fattori esterni come "gli ordini dei superiori".


Chiedere sempre il permesso prima di agire per essere sicuri di non sbagliare.

La metafora dell'uomo che cerca le chiavi sotto il lampione (dove c'è luce) invece che nel vicolo buio (dove le ha perse) illustra un errore comune. Qual è il "posto giusto" in cui la Comunicazione Nonviolenta ci invita a cercare per trovare una vera connessione?

Nel mondo dei giudizi e delle colpe, per stabilire chi ha ragione e chi ha torto.


Nelle regole di una società gerarchica che premia l'obbedienza.


Nel mondo dei sentimenti e dei bisogni, sia nostri che altrui.


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